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sabato 29 settembre 2012

Insieme per la Pace in Valle d'Aosta



I vari gruppi e/o associazioni interreligiose per la pace 


sono esempi di pacifica convivenza, condivisione, rispetto tra religioni diverse. 

La nostra iniziativa su un viaggio in Kerala degli inviati della rivista Confronti
va in questa direzione. 

Con essa iniziamo il nuovo anno sociale 2012-2013.

Per informazioni sul viaggio in Kerala degli inviati della rivista Confronti,

si veda: 
http://www.confronti.net/SERVIZI/leducazione-nella-terra-di-dio

Grazie
per il gruppo valdostano "Insieme per la pace"
Leo Sandro Di Tommaso

mercoledì 26 settembre 2012

Per una Chiesa che si nutre della Parola di Dio


Aosta Carlo Monaja: le chiese in cammino verso Cristo, al centro del «cerchio»
                    Carlo Monaja
                                                                       
Leo Sandro Di Tommaso
********************************
Il 2 agosto abbiamo dato l’arrivederci,
annunciando la Risurrezione per bocca
del pastore Maurizio Abbà, al fratello
Carlo Monaja, predicatore locale,
più volte presidente del Consiglio di
chiesa, colonna della chiesa valdese di Aosta,
memoria storica vivente di quasi un secolo
di vita della comunità. Parlerò di lui anche
con frasi virgolettate, tratte da un’intervista
(cfr. Valdesi in Valle d’Aosta, Ed. Le
Château, 2002, pp. 374-378), leggendo i
punti salienti di una vita esemplare e accennando,
per motivi editoriali, ad altri anche
importanti (l’artista, l’artigiano, di consigliere
comunale).
Carlo nacque a Ginevra nel 1914 da famiglia
di origine italiana ed evangelica, trasferitasi
nel 1923 in Valle d’Aosta. Giovanni
Miegge più di ogni altro formò Carlo «per la
sua fede profonda, la sua vita di credente, la
profonda e vasta preparazione teologica».
Inoltre fu Miegge a «lanciare un nuovo rapporto
con la città», sebbene «in un momento
in cui fortissima era l’opposizione del clero
cattolico. Non si può non ricordare che,
mentre egli teneva la conferenza sostitutiva
di quella programmata di Ernesto Buonaiuti,
il tempio valdese veniva preso a sassate»:
fatto che «riassume l’azione incisiva che
Miegge tentò in quegli anni». Come giovane
membro di Chiesa, Carlo si ritrovò «in un
bel gruppo» sorretto da Miegge che ebbe fiducia
in loro, formandoli alla predicazione e
inviando Carlo a predicare. Poi venne Vittorio
Subilia che rimase dieci anni «e che anni!
», favorevoli al dialogo: «non tralasciava
occasione per essere presente. Tutti aspettavano
i suoi interventi per avere una chiarezza
di vedute alla luce della Parola».
Carlo Monaja ha avuto modo di approfondire
lo spirito ecumenico con Vittorio Subilia
e con Willem Adolph Visser’t Hooft, segretario
generale del Consiglio ecumenico delle
Chiese (1938-1966). «Il pastore Subilia, che
aveva maggiore apertura verso il mondo laico
che verso i cattolici, in seguito cambiò posizione,
arrivando a quella del sermone La tentazione
dell’unità». Visser’t Hooft «fu fondamentale
nell’orientare la nostra Chiesa e lo
stesso Subilia verso l’ecumenismo». L’immagine
del cerchio al cui centro si trova Gesù
Cristo e intorno le chiese che camminano
verso di lui, che Carlo ripeteva, non era sua:
«fu proprio lui [Visser’t Hooft, ndr] a usarla:
un giorno che camminavamo in mezzo a un
bosco, si fermò e disse quelle parole che illustrano
magnificamente il cammino per l’unità
». E da qui partiva per ricostruire il percorso
con la Chiesa romana locale. Conobbe anche
Oscar Cullmann che, come Visser’t Hooft,
era amico di Subilia e frequentava la Valle.
Del periodo della Resistenza abbiamo testimonianza
nel volume Avere vent’anni nel
1943 (a cura dell’Istituto storico della Resistenza):
Carlo, partigiano, indica le radici
del suo antifascismo nella sua formazione:
«Io sono protestante e noi sappiamo che la
Riforma protestante del XVI secolo è stata
una culla di democrazia in Europa». Dopo la
Liberazione l’ex partigiano Carlo fu consigliere
comunale e piccolo imprenditore artigiano;
fu anche pittore e animatore dell’Associazione
degli artisti valdostani. Sulla crisi
della chiesa, in particolare sui giovani, diceva
che, nonostante tutto, occorresse perseverare
nella fede, testimoniare, pregare: «i
giovani non sono del tutto assenti: si vedono
ogni tanto, vogliono bene alla Chiesa, alcuni
partecipano alla sua vita. Forse un giorno
Dio ci esaudirà e i giovani, riflettendo sulla
fede dei loro genitori, prenderanno coscienza
e torneranno. È l’augurio che rivolgo alla
mia Chiesa. E gliene rivolgo un altro: che si
nutra sempre della Parola, cercando in essa
luce per il suo cammino».
Veramente il fratello Carlo Monaja è il
giusto cantato dal Salmo 92: fiorito come
palma, cresciuto come cedro del Libano,
piantato nella casa del Signore, ha portato
frutto anche nella vecchiaia, rimanendo fino
a quasi 98 anni pieno di vigore, pronto sempre
ad annunciare che il Signore era la sua rocca, è la nostra rocca.



tratto da: Riforma n. 37, 2012, ANNO XX, p. 9.

venerdì 21 settembre 2012

Per l'Unità del Protestantesimo Europeo


tratto da: www.riforma.it
Editoriale di Fulvio Ferrario, 
professore di Teologia Sistematica alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma


«Cattolicità» protestante 
A che punto è il processo di unità del protestantesimo europeo? E lungo quali strade può proseguire? L’assemblea generale della Comunione di Chiese protestanti in Europa (Ccpe), che si tiene a Firenze dal 20 al 26 settembre, tenterà di dare una risposta a queste domande. Per comprendere la natura e gli obiettivi di questo importante appuntamento, può essere utile un veloce sguardo al recente passato.
Un po’ di storia. Nel 1973 la maggior parte delle chiese luterane, riformate e unite (l’aggettivo indica diverse chiese regionali tedesche che integrano, in vari modi, le due tradizioni confessionali) d’Europa sottoscrive la Concordia di Leuenberg (località vicino a Basilea). Il documento segna il superamento definitivo delle divisioni tra evangelici determinatesi nel XVI secolo. La decisiva novità è la seguente: le singole tradizioni confessionali non risultano abbandonate; e si constata il permanere di differenze teologiche, anche su questioni rilevanti. Si afferma, tuttavia, che tali differenze non hanno un significato tale da dividere le chiese. Di conseguenza, quelle che sottoscrivono la Concordia di Leuenberg sono chiese in piena comunione reciproca. In concreto: un membro o un ministro di una chiesa riformata può essere accolto in una chiesa luterana, e viceversa. La portata decisiva del testo risiede nell’attuazione di una precisa visione dell’unità cristiana: la diversità non si oppone all’unità, bensì l’arricchisce. Il peccato che deve essere rinnegato non è la diversità, ma la divisione. In tal modo, il mondo protestante realizza per la prima volta l’obiettivo del movimento ecumenico, cioè, appunto, l’unità nella diversità. Dopo il 1973, diverse chiese si sono aggiunte a quella che allora si chiamava «Comunione di Leuenberg» e che ora è la Ccpe. Nel 1994, le chiese metodiste europee sono entrate in questo processo di comunione.
Un processo, appunto. La comunione, infatti, non è un dato acquisito una volta per tutte, bensì un cammino. Esso si è approfondito attraverso decine di colloqui su temi teologici, che hanno prodotto diversi documenti di notevole importanza: il principale è La chiesa di Gesù Cristo, un condensato della visione evangelica della chiesa. Il modello di Leuenberg è stato applicato anche ad altri dialoghi ecumenici e ha condotto a significativi accordi tra alcune chiese europee e la Chiesa d’Inghilterra.

La grande sfida. La comunione ecclesiale, tuttavia, non vive di sola teologia. Il protestantesimo europeo ha un’enorme sfida davanti a sé: quella di proporsi alle società del nostro continente con una voce il più possibile unitaria. A suo tempo è risuonata la proposta di un Sinodo protestante europeo. Per diverse ragioni, questo obiettivo resta abbastanza remoto.
L’assemblea di Firenze, tuttavia, intende fare alcuni piccoli passi nella direzione di una più profonda unità, su alcune questioni importanti, tra le quali ne voglio menzionare una.
Il protestantesimo deve crescere per quanto riguarda la cattolicità della chiesa, cioè la capacità di ciascuna chiesa di camminare non contro né senza, bensì insieme alle altre. Ciò richiede anche istituzioni che abbiano l’autorità di esprimersi, su alcuni punti decisivi, in termini che impegnino tutte le chiese. Se così non fosse, avrebbe ragione Roma, che accusa la Ccpe di manifestare un’unità «minimale» e, anche, «nominale». La storia delle chiese protestanti richiede, in un simile cammino, molta delicatezza: nessuno di noi vuole rinunciare alla propria autonomia che, anzi, è al centro di questo progetto ecumenico. Come vivere concretamente una polifonia che non sia anarchica, bensì in grado di esprimere la creatività dello Spirito nell’unità di intenti della chiesa? Firenze non risolverà questo problema: vorrebbe, però, discuterlo.
In Italia. Il fatto che l’assemblea si svolga in Italia, su invito dalla Chiesa luterana e di quelle valdesi e metodiste, rappresenta anche per gli evangelici del nostro paese un’occasione di verificare il nostro percorso comune. I rapporti sono buoni, lo sappiamo. Ma la comunione non si riduce al buon vicinato, esige una testimonianza resa insieme. A Firenze si parlerà, presumo, anche del cinquecentesimo anniversario della Riforma, nel 2017. Il cardinale Koch ha recentemente dichiarato che non è possibile «celebrare un peccato», cioè la divisione. Un motivo in più per mostrare, anche a chi non vuol vedere, che la Riforma è un impulso di unità, e che la Ccpe è solo l’inizio. Firenze è una tappa, che ci aiuterà a proseguire. 
Fulvio Ferrario



tratto da: Riforma, 21 settembre 2012 - Anno XX - numero 36, pp.1.12.

mercoledì 19 settembre 2012

LIBERI PER IL FUTURO - ASSEMBLEA PROTESTANTE


VII assemblea della CCPE
VII Assemblea generale della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE)
in rappresentanza di 50 milioni di evangelici
Ad aprire l'evento saranno il presidente della CCPE Thomas Wipf, e i rappresentanti delle chiese membro italiane: il moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini; il decano luterano, Holger Milkau; la presidente della Chiese metodiste, Alessandra Trotta

"Liberi per il futuro": con questo motto si svolgerà dal 20 al 26 settembre a Firenze la VII Assemblea generale della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE), meglio conosciuta come "Concordia di Leuenberg". Una prima per l'Italia, che vedrà riuniti nel capoluogo toscano i rappresentanti dei 50milioni di europei eredi di Martin Lutero, Giovanni Calvino, Ulderico Zwingli e John Wesley: riformati, luterani, metodisti, valdesi, unionisti del vecchio continente provenienti da una trentina di paesi. Essi definiranno le priorità di lavoro per i prossimi 6 anni, tra cui: l'ecumenismo, il pluralismo religioso in Europa e il Cinquecentenario della Riforma del 2017.


Durante l'assemblea i convenuti si interrogheranno su cosa significa essere chiesa protestante nel nostro tempo, su quali sono le sfide alle quali le chiese protestanti sono chiamate a rispondere insieme, su dove e in quale misura possono essere fatte delle riforme. "La parola della libertà è cruciale per le chiese protestanti", ha dichiarato il vescovo luterano Michael Bünker, segretario generale della CCPE, aggiungendo: "Mi aspetto dei dibattiti intensi, ma anche delle decisioni che potranno dare nuovi impulsi al futuro della CCPE".

Per l'occasione sono attese a Firenze 250 persone - delegati, osservatori e ospiti - tra cui i segretari generali Olav Fykse Tveit del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), Guy Liagre della Conferenza delle chiese europee (KEK), Rosangela Jarjour della Comunione delle chiese evangeliche in Medioriente e Tony Peck della Federazione europea battista. Per il Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani sarà presente mons. Matthias Türk.

Ad aprire i lavori saranno nel pomeriggio del 20 settembre il presidente della CCPE, il pastore riformato Thomas Wipf, e - in rappresentanza delle chiese membro ospitanti - il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese; il pastore Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI); Alessandra Trotta, presidente dell'Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI). Il sermone del culto di apertura che si terrà alle 20.30 è affidato al teologo valdese Fulvio Ferrario.


tratto da: NEV - Notizie Evangeliche del 17 settembre 2012

Per informazioni:
Agenzia NEV - Notizie Evangeliche
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
tel. 06/48.25.120
fax 06/48.28.728
e-mail: Agenzia Stampa NEV

venerdì 14 settembre 2012